Adeguamento delle architetture dei clienti aiutandoli ad avere quella capacità necessaria ad affrontare, per esempio, situazioni di emergenza, come quella di questi giorni, che sta portando molti dipendenti a lavorare in modalità smartworking. Oppure, proposta di soluzioni as a service, flessibili, per il periodo che serve, che garantiscano la disponibilità del servizio, le performance sia in ufficio sia a casa e siano sicure. Sono queste alcune delle ultime indicazioni emerse ‘ai tempi del Coronavirus’ che stanno coinvolgendo molte aziende e lavoratori.
Gianluigi Crippa, strategic business development manager Consys, ha spiegato che la tematica dello smartworking per i clienti viene affrontato da decenni in azienda soprattutto per l’It e per i profili amministrativi. “Per gli utenti in mobilità le aziende hanno implementato queste metodologie, al di là degli utenti amministrativi, inseguendo soluzioni Saas esterne al perimetro aziendale. Siamo andati a spingere i clienti ad adottare soluzioni di accesso remoto ma oggi il lavoratore lo è sempre di più”, spiega Crippa.
Crippa (Consys): Coronavirus fa emergere troppe architetture legacy
Qual è il problema? “La difficoltà sta nel fatto che le aziende non hanno adattato la propria architettura di rete e continuano a utilizzare una rete legacy per far accedere a servizi anche chi sta fuori dall’azienda, in versione mobilità. Quindi è un discorso di infrastruttura, di rete e di sicurezza. Per abilitare lo smartworking in modo sicuro – continua Crippa – aiutiamo i clienti a ridisegnare le architetture per far accedere i clienti in modalità che possano direttamente usare i servizi da internet passando per una architettura aziendale di remote access. Oggi abbiamo diverse tecnologie per aiutare i clienti sulla migrazione, Sase, per esempio, architetture che forniscono l’accesso sicuro come servizio in qualsiasi punto un utente deve accede allo stesso”.
Crippa (Consys): Coronavirus fa emergere troppe architetture legacy
Ci sono ancora troppe architetture legacy, spiega, da un punto di vista di availability, delle performance, della sicurezza, sono architetture sorpassate. “Stiamo portando i clienti ad andare verso nuove architetture, con i vendor che rappresentiamo, per esempio sulle tecnologie più classiche proponiamo la verifica token, ecc con F5 networks che oggi con le ultime release permette di implementare funzionalità di micro-segmentazione, un concetto di sicurezza che implementa concetti di zero trust network autentication”.
Quali sono, dunque, le principali richieste che rivolgono i clienti a Consys? “Adeguamento capacitivo. L’emergenza di questi giorni porta i clienti a chiederci di adeguare velocemente l’architettura che avevamo già adeguato per permettere un flusso da remoto che porti gli utenti connessi da 500 ad almeno 5 mila”.
Crippa (Consys): Coronavirus fa emergere troppe architetture legacy
La società spiega che, grazie ai vendor, cerca di capire l’impegno di una azienda cliente alla soluzione innovativa con l’intento di adeguarla nel corso degli anni. “E’ inevitabile – spiega – che è molto più oneroso intervenire su un’azienda compromessa rispetto a una realtà che ha investito gradualmente pianificando gli impegni economici”.
Secondo Crippa, la sicurezza è vista come una sorta di assicurazione più che un investimento sul quale si può avere un ritorno. “Oggi, quando si affronta la digitalizzazione, si dovrebbero rivedere alcuni concetti. Rinnovo degli investimenti facendo in modo che i collaboratori possano farlo anche da remoto. Avere un atteggiamento proattivo sulla tecnologia paga di più che avere un atteggiamento reattivo in caso di emergenza”.