Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Per ridurre al minimo il rischio di contagio, nuove modalità di lavoro e di pagamento stanno prendendo piede velocemente. Sono oggi di tendenza temi e parole come #smartworking e pagamenti #cashless.

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Gli italiani sono in grado di adattarsi, di cambiare le loro abitudini in base alle circostanze, di implementare soluzioni innovative per fronteggiare l’emergenza. Il #Coronavirus ha portato alla luce proprio questo: la resilienza dei cittadini e delle istituzioni.

Per ridurre al minimo il rischio di contagio, nuove modalità di lavoro e di pagamento stanno prendendo piede velocemente. Sono oggi di tendenza temi e parole come #smartworking e pagamenti #cashless.

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Quali sono i benefici dell’adozione di queste modalità e come possono aiutare a contrastare la diffusione dell’epidemia? Massimiliano Quattrocchi, Direttore di Global Payments, la società dedicata al settore dei pagamenti, interamente controllata da TAS Group, cerca di dare delle risposte.

“L’affermarsi del lavoro agile e delle forme di pagamento digitali è, se così si può dire, il risvolto positivo di una situazione di criticità come quella attuale, che ci si augura possa finire al più presto. L’adozione massiccia di questi comportamenti – spiega Quattrocchi – è stata determinata da una condizione contingente, ma ritengo che da qui possa iniziare una svolta definitiva nelle abitudini degli italiani”.

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?
Massimiliano Quattrocchi

“Lavorare da casa è infatti una valida alternativa alle metodologie di lavoro tradizionali con la presenza fisica in ufficio e che può consentire in molti casi maggiore efficienza e efficacia. Collegato alla diminuzione dei contatti fisici e alla riduzione della mobilità delle persone, cresce di pari passo anche il ricorso alle forme di pagamento digitale da remoto dei consumatori, che preferiscono evitare di recarsi fisicamente in banca o presso gli esercenti. Per ciò che riguarda poi il rischio di contagio, aumentato in queste settimane, anche l’organismo mondiale della sanità conferma che il denaro contante è veicolo di trasmissione di agenti patogeni, in quanto l’atto del pagamento prevede un contatto ravvicinato tra due individui, oltre al fatto che le stesse banconote e monete possono essere mezzi di diffusione del virus. Favorire forme di pagamento da remoto o pagamenti contactless, riducendo la circolazione di contanti è dunque una forma di prevenzione importante”.

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Secondo Quattrocchi “la scelta del cashless equivale a una maggior sicurezza in senso lato: pensiamo ad esempio al singolo che non ha più necessità di portare con sé i contanti, riducendo drasticamente il rischio di essere rapinato. A livello di azienda invece, per i retailer aumentare gli incassi digitali significa ridurre le spese di gestione legate al flusso di contanti. In aggiunta a ciò, i rischi di evasione fiscale sono più alti in un’economia cash-based, piuttosto che in una dove l’uso di contanti è ridotto al minimo: la digitalizzazione dei pagamenti è dunque anche un deterrente per la cosiddetta economia sommersa”.

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Coronavirus: Come sono cambiate le abitudini degli italiani?
La sede di TAS Group a Milano

È oggi effettivamente possibile implementare queste modalità in maniera semplice ed efficace?
“Assolutamente sì. Innanzitutto, le moderne tecnologie consentono di lavorare a distanza senza problemi. Per quanto riguarda invece i pagamenti contactless, le infrastrutture tecnologiche su cui si basano garantiscono che essi siano del tutto pratici, veloci e sicuri. Instant payments, web banking e in generale tutti i servizi digital legati alla gestione del denaro funzionano e sono affidabili. Il problema non sono dunque la maturità e disponibilità delle tecnologie alla base, bensì l’attaccamento dei singoli a forme di pagamento più tradizionali. È necessario un cambiamento di mentalità, che fortunatamente è comunque già in atto. Il cambiamento è in corso, bisogna solo dare alla gente il tempo necessario per comprendere ed adattarsi ad esso”.