CIO PLaybook 2024: Lenovo, i manager e l’intelligenza artificiale

Una survey incentrata sugli atteggiamenti e approcci dei responsabili e IT manager nei confronti dell’adozione dell’intelligenza artificiale nell’area EMEA.

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Lenovo ha presentato lo studio CIO Playbook 2024 per evidenziare i risultati di un’indagine compiuta da IDC Europe nel febbraio 2024, indagine commissionata da Lenovo stessa e incentrata sugli atteggiamenti e approcci prevalenti dei responsabili e manager IT nei confronti dell’adozione dell’intelligenza artificiale nell’area EMEA. Le persone intervistate sono state 600 in totale, di cui 50 in Italia. Il report è stato commentato da Alessandro de Bartolo, General Manager ISG Italy Lenovo, inoltre è intervenuto da remoto Corrado La Forgia, CEO di VHIT, che ha parlato delle problematiche dell’AI implementata nel contesto reale di un’industria manifatturiera.

L’indagine CIO PLaybook 2024 – It’s all about smarter AI

La prima informazione che si ottiene da questa survey condotta all’inizio di quest’anno è che nell’area EMEA solo il 10% degli intervistati considera il tema AI come una distrazione o un argomento non rilevante. Il restante 90% pensa che l’intelligenza artificiale sia un game changer (40%) o addirittura sia una questione di sopravvivenza per restare nel mercato (50%). È significativo notare che in Italia solo il 2% dei manager IT considera di nessuna importanza l’AI.

In base alle dichiarazioni dei 600 manager intervistati, nel corso del 2024 le loro aziende incrementeranno del 61% la spesa relativa all’AI. In Italia, il 68% dei decision maker coinvolti nell’indagine ha dichiarato che sta già facendo investimenti nell’AI, mentre il 30% li sta pianificando. Solo il 2% non ha in previsione spese in questo settore.

È interessante osservare che, a livello EMEA, il 45% di coloro che hanno risposto ritiene che l’IT abbia difficoltà nel supportare questo aumento di investimenti, un indizio che l’intelligenza artificiale non fa proprio parte dei dipartimenti IT, ma è un’esigenza che viene da diversi altri settori delle imprese. L’IT è quindi molto spesso messa sotto pressione da quelli che chiedono di implementare progetti di AI.

La crescita del 61% degli investimenti nell’AI è suddivisa tra le tipologie generativa (24,7%), interpretativa (25,4%) e machine learning (24,7%). Il restante 25% di queste spese va alla robotica. Questa suddivisione si riflette bene nel caso di VHIT, l’impresa manifatturiera citata da Lenovo e che produce componentistica idraulica per il settore automotive.

Intelligenza artificiale

Lenovo CIO PLaybook 2024

L’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle aziende rappresenterà una spinta a ripensare l’adozione del cloud. Se si guarda alle risposte raccolte nell’indagine, infatti, solo il 17% dei manager pensa che i progetti di AI saranno implementati nel cloud di un public provider. Il 24 e il 48%, invece, prediligono la versione privata del cloud oppure un cloud ibrido (parte pubblico e parte privato), rispettivamente. A livello di singole nazioni, nei paesi nordici come la Danimarca l’uso del cloud è più spinto (42%), mentre in Italia il 53% propende per uno sviluppo interno, il 27% per un approccio ibrido.

C’è quindi una forte dominante del privato, perché un progetto di intelligenza artificiale non comporta soltanto mettere nel cloud dati generici, ma anche e soprattutto informazioni aziendali riservate, logiche e algoritmi proprietari necessari per una loro corretta interpretazione. Questa è una criticità che fa pendere l’ago della bilancia verso la scelta “tengo tutto in casa” piuttosto che andare nel cloud pubblico.

Il problema di operare in ambito privato è che bisogna avere le competenze per sviluppare un progetto di AI, competenze che possono essere interne oppure ottenute tramite consulenti (ma in quest’ultimo caso si ripresenta la problematica di condividere con persone esterne dati aziendali sensibili). Fare tutto in proprio comporta anche una crescita delle capacità computazionali all’interno dell’azienda, crescita favorita dalle evoluzioni dei processori più recenti (CPU Core Ultra di Intel e GPU serie 4000 di Nvidia, per esempio), hardware con circuiti specifici per accelerare il funzionamento dell’intelligenza artificiale e che Lenovo ha già a catalogo.

In base al CIO PLaybook 2024, la tendenza attuale delle aziende è di prediligere un’implementazione in privato dell’AI. Servono quindi investimenti importanti, se consideriamo lo storage e la potenza di calcolo necessari.

A livello di categorie aziendali, le Telco sono le imprese che più di tutte le altre considerano l’intelligenza artificiale di fondamentale importanza. Questo probabilmente perché si tratta di un’industria estremamente competitiva, dove il tema della marginalità è molto sentito.

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Alessandro de Bartolo, General Manager ISG Italy Lenovo, ha svelato i dettagli CIO PLaybook 2024

Per quanto riguarda la modalità di adozione dell’AI in azienda, sono possibili tre opzioni: farsela da sé (magari partendo da un modello open source), comprarla già pronta, acquistare un prodotto che già integra l’intelligenza artificiale. Per questa scelta, è significativo che il 67% dell’industria finanziaria (BFSI, Banking, Financial Services and Insurance) preferisca farsela in casa, un’evidente conseguenza della necessità di rispettare le normative che impongono a questo settore grande attenzione alla privacy dei dati. Solo il 32% delle telco, invece, pensa di costruirla da sé. Una percentuale così ridotta, la più bassa in assoluto, è comprensibile se si pensa che il public cloud è considerato da questo settore una scelta privilegiata, anche quando si parla di AI. Il 45% delle telco, infatti, preferisce arrivare all’AI tramite un prodotto acquistato.

In definitiva, nell’eventualità di sviluppare al proprio interno l’intelligenza artificiale, sono necessari principalmente quattro elementi: i dati, la potenza elaborativa, le tecnologie per l’elaborazione delle informazioni, le competenze. I dati devono essere in quantità sufficiente, naturalmente. Perché l’addestramento dell’AI sia efficace, infatti, servono enormi moli di informazioni. La potenza computazionale può essere on-premise oppure noleggiata come servizio da terze parti, ma comunque deve essere adeguata, per avere tempi di addestramento e di elaborazione compatibili con le finestre temporali stabilite dalla dirigenza aziendale.

CIO PLaybook 2024 – L’intelligenza artificiale nell’edge

Un’evoluzione interessante e molto recente dello sviluppo dell’AI è la sua implementazione nell’edge, ovvero vicino a dove sono generati i dati, per esempio a bordo macchina. Questa evoluzione porta l’intelligenza artificiale sempre più vicino a noi, ai posti di lavoro, che siano in ufficio o in fabbrica. L’AI non gira più soltanto grazie ad algoritmi che risiedono in un data center, ma può trovarsi in dispositivi smart IoT come le telecamere e i sensori, in computer compatti e capaci di funzionare anche in aree con condizioni ambientali ostili.

Alessandro de Bartolo, General Manager ISG Italy Lenovo
La tendenza è di scalare non solo verso l’alto ma anche perso il basso, per avere modelli di AI e basi dati più piccoli, per motivi economici ma soprattutto per poter girare nei device e nell’edge.

AI generativa

CIO PLaybook 2024, l’intelligenza artificiale guida le scelte di domani

L’elaborazione pressoché immediata dei dati proprio dove sono generati, grazie alla presenza nell’edge dell’AI e dell’hardware necessario, permette di ridurre al minimo i tempi di latenza. In quest’ultimo periodo le tecnologie edge stanno evolvendo rapidamente, spinte dalla necessità di trattare le informazioni nel più breve tempo possibile e grazie ad hardware sempre più performante e specializzato. Lenovo riscontra questa tendenza anche in Italia: il business dell’edge computing è in grande crescita.

I timori per il proprio posto di lavoro

Uno dei principali timori delle persone nei confronti dell’intelligenza artificiale è relativo al rischio di perdere il proprio posto di lavoro, di essere sostituiti, come mansione, da un software. In Italia questo timore è particolarmente sentito.

È opinione di Lenovo che l’AI non sostituirà la forza lavoro ma sostituirà certi tipi di lavoro. Le persone continueranno a lavorare ma con mansioni diverse: svolgeranno compiti meno meccanici e ripetitivi, più creativi e che richiedono inventiva e immaginazione, due caratteristiche che mancano all’intelligenza artificiale.