Dispositivi WiFi, diminuirà la disponibilità e crescerà l’average selling price

Tecnologia, pandemia e shortage: in quale situazione si trovano i produttori di device per l'information technology oggi? Quali sono le prospettive per il futuro?

dispositivi wifi

Non riguarda solo il mondo dei dispositivi WiFi. La pandemia da Coronavirus ha creato serie difficoltà al mercato dei semiconduttori e, più in generale, all’information technology. E la nuova ondata di Covid-19 che ha colpito la Cina, e ha portato al blocco delle fabbriche di Shenzhen, non migliorerà certo la situazione. Inoltre, la chiusura di certi spazi aerei a causa del conflitto bellico in Ucraina sta mettendo in crisi il trasporto navale, con negativi effetti sulla supply chain. A fronte di questo panorama a tinte fosche abbiamo cercato di capire con Stefano Nordio, Vice President di D-Link Europe, in quale situazione si trovano i produttori di device per l’information technology oggi e quali siano le prospettive per il futuro.

– A due anni dallo scoppio della pandemia, come vede la situazione oggi un vendor come D-Link?

Sono stati due anni particolari. Per decenni ci siamo detti: “abituiamoci al cambiamento, i manager devono gestire le criticità e le aziende devono avere fondamenta molto solide”. Eppure, da marzo 2020 siamo entrati in un tunnel buio, molto difficile, che ha messo tutti a dura prova. Infatti, quello che è successo non solo non era previsto, ma non eravamo preparati ad affrontarlo. E trovandoci impreparati non sapevamo come gestire l’evento e nemmeno il post-evento.

Tuttavia, in un 2021 in piena crisi, la nostra catena tecnologica ha avuto tutto sommato una buona prestazione, inclusa anche D-Link. È aumentata la domanda di dispositivi WiFi per il network domestico, l’infrastruttura IT in casa, la necessità di disponibilità di banda. Tutto questo ha creato una domanda significativa in termini di volumi, ma non tanto di valore perché si è trattato di prodotti di fascia entry e smart home.

Le chiusure stabilite dai DPCM hanno un po’ messo in discussione e in difficoltà il classico mix di prodotto e di canale. Infatti, le superfici ad alta pedonabilità, come i retailer classici, sono rimaste chiuse per tanto tempo e la parte del leone l’hanno fatta i grandi e-commerce e retailer (soprattutto Amazon).

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– Questo che riflessi ha avuto poi sui bilanci?

In epoche normali, il volume del business dipende da un mix di prodotto e di canale. Questo è venuto a mancare, ma i prodotti c’erano. Poi però si è fermata la catena tecnologica. Gli impianti di produzione nella Cina continentale sono rimasti fermi per un po’ di tempo. E ogni settimana di chiusura di un impianto di produzione significa, più o meno un mese, un mese e mezzo di ritardo nella produzione. Quindi la supply chain si è allentata e adesso ne stiamo subendo le conseguenze.

Oggi l’industria dei semiconduttori è fondamentalmente in mano a due grandi attori: TSMC a Taiwan e Samsung Semiconductor in Corea. Assieme ne gestiscono quasi il 70%.

Il mercato dei semiconduttori è anche il risultato della globalizzazione. Per tutta una serie di motivi si era deciso di delocalizzare la produzione senza avere un backup. Ma un’accelerazione nella richiesta di elettronica, in particolare da parte dell’automotive, ha portato a un incremento dei consumi. Di conseguenza, ci troviamo in una situazione molto più difficile e critica di quella che pensavamo di vivere in piena pandemia. Di prodotti ce ne sono pochi e la domanda è destinata ad aumentare. È vero che tutti lavoriamo con pianificazione, programmazione e stima. Operiamo in partnership, ci coordiniamo con i nostri clienti e con i nostri partner, però non è un momento facile.

Si prevede un 2022 abbastanza turbolento dove la disponibilità sarà ridotta e l’average selling price aumenterà. Senza considerare le conseguenze che il conflitto russo-ucraino potrebbe avere sulla disponibilità delle rotte aeree e sull’aspetto finanziario. Questa è una variabile nuova nell’equazione, che potrebbe cambiare risultato finale.

– Sicuramente non in meglio…

Purtroppo, no. Non è un momento facile. Ci stiamo lavorando. Non tutti siamo in grado di affrontare una supply chain così lunga perché le componenti su un router, uno switch, uno smartphone o un notebook sono tantissime. Quindi, mentre nel tempo abbiamo trasmesso al cliente finale un impoverimento del valore di questi componenti ora ci stiamo rendendo di conto quanto valore, quanta tecnologia e quante piccole parti compongono una qualsiasi piattaforma di information technology. Abbiamo linee di produzione che non riescono a esprimersi perché manca un componente, perché magari manca una cover di plastica o alla fine della produzione manca il cartone per fare il packaging.

Ci stiamo lavorando tutti con grande attenzione. Da parte dei nostri fornitori abituali e dei i nostri partner c’è un forte impegno per onorare le commesse che avevamo già concordato.

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– Il WiFi 6 che ruolo può avere in questo contesto?

Tutti abbiamo fatto degli investimenti, nonostante la pandemia, nel biennio 2020 – 2021. L’anno scorso a giugno la Commissione europea aveva pubblicato la decisione di esecuzione sulla Gazzetta Ufficiale rendendo disponibili per il WiFi ulteriori 480 MHz di spettro della banda 6 giga, raddoppiando la quantità totale di spettro disponibile per i dispositivi WiFi. Ovviamente ci sono stati diversi investimenti da parte di tante aziende nella speranza che l’Unione europea pubblicasse tale esecuzione. L’introduzione del WiFi 6 segna per tutti una pietra miliare e genera un maggiore valor economico. Le stime di GSMA dicevano che le connessioni globali erano destinate a raddoppiare nel entro il 2025, portando un numero totale di utenti mobile Internet intorno ai 5 miliardi. Ora quelle stime perdono ogni significato. Tutti i vendor prevedevano investimenti che ci sarebbero stati, investimenti significativi da parte degli operatori mobili per supportare questa tecnologia e i nuovi dispositivi 5G che sono complementari al WiFi 6e.

Fino a qualche tempo fa il dubbio era solo e unicamente correlato agli effetti collaterali della pandemia sulla supply chain, sull’approvvigionamento che ostacola l’industria tecnologica. Mentre ora è entrata in gioco la parte finance, quindi maggiore attenzione ai pagamenti e gli investimenti. Si prospetta la possibilità di rivedere gli investimenti di budget, perché potrebbero cambiare alcuni scenari.

– Questo come si riflette sui prodotti? Rallenterà i lanci delle novità D-Link?

Oggi il nostro focus per il 2022 in termini di dispositivi WiFi e soluzioni per il mondo consumer è la serie Eagle Pro AI. Mentre per il business il WiFi 6e, gli access point e i router industriali. E questi, chiaramente, sono sulla piattaforma di lancio e non dovremmo avere delle difficoltà a erogarli sul mercato e nemmeno a sostenere la domanda. La differenza sarà il valore del prodotto, perché, per riuscire a lanciare sul mercato quei prodotti, abbiamo dovuto rivedere le condizioni che avevamo concordato con fornitori e supply chain.

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– I vostri partner come stanno muovendosi?

In Italia riusciamo a coordinarci con clienti e partner per trovare un compromesso che ci permetta di accontentare il cliente.

Però è innegabile che il canale sia un po’ in difficoltà. Si cerca di andare avanti per priorità nelle consegne, partendo da pubbliche amministrazioni, enti ospedalieri, case di cura e centri di analisi mediche e servizi agli anziani. Si cercano e si trovano dei compromessi con grande buonsenso. Però la situazione è abbastanza difficile. Resistono invece quegli impianti e quelle tecnologie che abbiamo già comunque lanciato o portato avanti da un po’ di tempo, come per esempio la famiglia Nuclias, che sono soluzioni completamente basate su cloud e con una presenza in locale. Queste erano già state lanciate e stanno già dando dei risultati, sia Nuclias Cloud sia Nuclias Connect.

Però, mentre abbiamo chiuso un anno molto difficile come il 2021 con grandi numeri, l’inizio del 2022 è stato decisamente difficile.

– Cerchiamo di essere positivi in un ambito tanto complesso. I trend che si stavano sviluppando prima della pandemia, come 5G o WiFi 6, a cosa potrebbero portare una volta usciti dal tunnel?

Sicuramente oggi c’è una piccola contrazione degli investimenti, ma quelli che ormai erano stati rilasciati in termini di ricerca, sviluppo e successivamente di produzione la macchina è partita. Quindi, al di là delle ombre di cui ho discusso sinora, ci sono delle luci. L’introduzione del WiFi 6e è un grande traguardo nell’evoluzione dei dispositivi WiFi e questo comunque già allora aveva generato degli investimenti importanti. Molti sono stati ridotti, perché le aspettative sono diverse e in certe situazioni si è dovuto tamponare una supply chain in difficoltà. Però parliamo sempre di una previsione di 5 miliardi di utenti Internet mobili entro il 2025. Magari ora si allungherà di un anno e si arriverà al 2026.

Questo è un aspetto positivo e noi, come D-Link, continuiamo a percorrere quella strada. Gli investimenti erano già stati erogati e i prodotti non solo sono in piattaforma di lancio, ma sono già stati addirittura consegnati.