Contenuti in streaming: beffa sul compenso al rialzo della copia privata

Nella bozza di decreto introdotti anche compensi sui wearables (smartwatch, braccialetti fitness tracker o similari). Tra i device più colpiti: smartphone e tablet (6,90 per memoria da 128 Gb e oltre) e pc tariffa fissa di 6,90 euro contro i 5,20 euro del decreto precedente.

Contenuti in streaming: servono norme adeguate ai tempi

Mentre i dati della ricerca condotta da Nielsen hanno evidenziato la crescita dello streaming, la proposta di aggiornamento del compenso per copia privata è al rialzo. Cresce il consumo di contenuti online che sono fruiti sempre più in streaming, cioè senza farne copia su supporti fisici, come smartphone e pc. È una tendenza che investe musica, film, sport e che va incoraggiata con norme adeguate ai tempi. Sono queste le indicazioni presentate da Anitec-Assinform e Confindustria Digitale ai membri della Commissione Interparlamentare Innovazione riunitasi oggi a Roma. Ma in serata una doccia fredda.

A pochi minuti dal termine di questo incontro è arrivata dal Mibact la convocazione per l’audizione con allegata bozza di decreto sull’aggiornamento delle tariffe del compenso per copia privata.

Mentre i dati della ricerca hanno evidenziato la crescita dello streaming, la proposta di aggiornamento del compenso per copia privata è al rialzo e sono stati fatti pochi sforzi per abbassare le tariffe sui supporti ormai obsoleti; in più vengono introdotti anche compensi sui wearables (smartwatch, braccialetti fitness tracker o similari). Tra i device più colpiti: smartphone e tablet (6,90 per memoria da 128 Gb e oltre) e pc tariffa fissa di 6,90 euro contro i 5,20 euro del decreto precedente.

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, ha così commentato: “E’ una proposta di decreto che probabilmente finirà con penalizzare l’innovazione e che va in contrasto alle abitudini dei consumatori che non ricorrono più alla copia privata per fruire dei contenuti audiovisivi”.

Per Cesare Avenia, Presidente di Confindustria DigitaleI dati confermano che lo streaming è divenuto un vero e proprio motore di crescita per l’industria dei contenuti: da qui l’urgenza di superare le vecchie regole dell’equo compenso che ancora gravano sui dispositivi elettronici, continuando a penalizzare consumatori e produttori. E’ necessario aggiornare la normativa in materia di diritto d’autore per giungere a una regolazione in grado di accompagnare il trend dominante della domanda, favorendo anche in Italia l’innovazione tecnologica e lo sviluppo dei nuovi modelli di business”.

Contenuti in streaming: servono norme adeguate ai tempi

Entrando nel dettaglio della ricerca Nielsen i dati evidenziano che il mercato dei contenuti, grazie all’evoluzione dei servizi, consolida il trend verso modalità di fruizione delle opere di ingegno sempre più accessibili, economiche e svincolate dalla “vecchia” copia fisica o digitale.

I consumatori prediligono sempre di più i servizi in streaming on-demand che hanno anche il vantaggio di non «appesantire» le memorie di PC, smartphone e tablet.

Solo per quanto riguarda gli smartphone, gli ultimi dati disponibili (Q3 2018) mostrano che il numero di consumatori che ascoltano musica tramite servizi di streaming on-demand è risultato dell’84%, in netta crescita rispetto a quanto evidenziato dalla ricerca Quorum, commissionata nel 2014 dal MiBAC (67%).Contenuti in streaming: servono norme adeguate ai tempi

Contenuti in streaming: servono norme adeguate ai tempi

A ottobre 2018, 30,8 milioni di italiani hanno fruito di contenuti streaming in mobilità.

Questo mentre il mercato mondiale della musica ha registrato il suo quarto anno consecutivo di crescita e la parte digitale dei ricavi è cresciuta del 21,1% arrivando a 10,1 miliardi di Euro, il 58,9% del totale. Solo in Europa, i ricavi generati dai servizi di streaming premium hanno segnato un incremento del 29,2% nel 2018, senza contare la remunerazione generata dai servizi free/advertised based.Il tutto si iscrive in un trend mondiale ove, guardando solo a YouTube, sono 6 i miliardi di dollari di ricavi ritornati all’industria musicale, dei quali più di 1,8 tra settembre 2017 e ottobre 2018. E sempre su scala mondiale, si stima che i ricavi dal digitale per l’industria audiovisiva raggiungeranno i 107 miliardi di euro nel 2022 (vs 57.8 miliardi nel 2017).

Contenuti in streaming: servono norme adeguate ai tempi

In sintesi, Anitec-Assinform e Confindustria Digitale, chiedono al Parlamento di impegnarsi per adeguare le normative su equo compenso e Direttiva Copyright al mutato quadro delle modalità di consumo dei contenuti digitali; di agevolare a livello normativo lo sviluppo di servizi streaming contribuendo così alla diffusione delle nuove tecnologie e alla riduzione dei costi di fruizione; di aggiornare la normativa in materia di diritto d’autore, contemperando la tutela del copyright con le mutate abitudini dei consumatori che vedono le memorie utilizzate prevalentemente per gestire contenuti autoprodotti e la crescita dell’uso di sistemi di content on licence.