Hybrid working, come system integrator e vendor ridisegnano il lavoro

In un mercato che cresce a suon di miliardi di dollari, l'hybrid working guida l’evoluzione tecnologica e culturale dell'azienda, unendo AI, sicurezza e collaborazione.

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La transizione dal lavoro in presenza all’hybrid working, ratificato oggi come forma contrattuale, ha trasformato in profondità infrastrutture, processi e culture organizzative. Questo perché l’hybrid working è un paradigma operativo che richiede coerenza tra rete, cloud, collaboration, sicurezza e spazi fisici digitalizzati.

In tale contesto, un grande contributo arriva dai vendor che forniscono tecnologie sempre più adatte a un lavoro ubiquo, ma a tutti gli effetti sono i system integrator a renderle pienamente operative, fungendo da cerniera tra le esigenze del business e la stessa offerta tecnologica. La loro funzione è diventata essenziale perché uniscono progettazione architetturale, implementazione, governance e supporto, garantendo esperienze di lavoro omogenee tra ufficio, casa e luoghi terzi.

Il 74% delle aziende offre l’hybrid working

Secondo le analisi più recenti, l’hybrid working ha ormai assunto dimensioni rilevanti. Il più recente report Future of Jobs del World Economic Forum indica che, per attrarre talenti, addirittura il 74% delle aziende offre la possibilità di un contratto che prevede il lavoro ibrido o remoto.

Non stupisce quindi che uno studio di Statista del 2024 stimi che il mercato globale del lavoro ibrido raggiungerà un valore di oltre 360 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 12%. Questi dati riflettono la crescente consapevolezza da parte delle aziende dei vantaggi in termini di produttività, attrazione dei talenti e riduzione dei costi offerti dal modello ibrido. La domanda di soluzioni tecnologiche per il lavoro ibrido continua a crescere, spingendo i vendor a innovare costantemente e i system integrator a specializzarsi sempre di più.

Anche il segmento dei servizi di consulenza e integrazione legati all’hybrid IT viene descritto da IDC come un’opportunità a decine di miliardi di dollari, segno della centralità del lavoro dei system integrator. Parallelamente, il mercato del digital workplace, che comprende collaboration software e piattaforme di employee experience, registra già volumi a decine di miliardi di dollari annui, confermando la forza degli investimenti.

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D’altro canto, la crescita è guidata da driver tecnologici e di domanda ben precisi. La diffusione del cloud e delle architetture multicloud impone di connettere in modo sicuro utenti e applicazioni in ambienti distribuiti. Le piattaforme di collaboration e le tecnologie audio-video, al contempo, devono garantire riunioni inclusive e senza attriti tra chi è presente in sala e chi partecipa da remoto. La sicurezza è divenuta imprescindibile per proteggere identità e dispositivi che accedono da reti non aziendali. Infine, cresce la necessità di osservabilità e automazione: le imprese vogliono monitorare l’esperienza utente e ridurre al minimo gli interventi manuali.

I system integrator: la centralità dell’orchestrazione

Sono i system integrator i catalizzatori che permettono alle aziende di orchestrare un ambiente di lavoro ibrido efficiente e sicuro. La loro funzione non si limita alla semplice installazione di hardware o software; sono responsabili dell’analisi dei requisiti, della progettazione di soluzioni su misura e della gestione dell’integrazione tra sistemi preesistenti e nuove tecnologie. Un’azienda potrebbe avere già in uso una suite di produttività come Microsoft 365, ma necessitare di integrare soluzioni di videoconferenza avanzate, strumenti di collaborazione in tempo reale e piattaforme di gestione degli spazi di lavoro. Il system integrator entra in gioco per garantire che questi diversi sistemi comunichino fluidamente, senza interruzioni o vulnerabilità.

Le sfide che affrontano sono molteplici: devono bilanciare la flessibilità e la sicurezza, garantire una user experience omogenea per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro posizione, e ottimizzare i costi. La loro conoscenza approfondita delle diverse tecnologie dei vendor è fondamentale per selezionare le combinazioni più adatte alle specifiche esigenze del cliente. Per esempio, potrebbero consigliare una strutturata soluzione di videoconferenza di Cisco per una grande azienda che necessita di alta sicurezza, mentre per una PMI potrebbero suggerire una soluzione più semplice e a basso costo basata su Google Meet o Zoom.

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I vendor: un’evoluzione basata sull’innovazione

Da parte loro, i vendor di tecnologia hanno risposto alla crescente domanda di soluzioni per l’hybrid working con numerose novità innovative con strategie si concentrano principalmente su tre aspetti: collaborazione, sicurezza e gestione degli spazi.

Nel campo della collaborazione, i giganti del software come Microsoft e Google continuano a dominare. Microsoft Teams e Google Workspace sono diventati il cuore pulsante delle operazioni aziendali, offrendo non solo strumenti per videochiamate e messaggistica, ma anche funzionalità integrate per la gestione dei progetti, la condivisione di documenti e l’automazione dei flussi di lavoro. Altri attori, come Slack e Zoom, si sono evoluti per offrire piattaforme più complete, integrando applicazioni di terze parti e sviluppando funzionalità avanzate per la creazione di team virtuali coesi. Le piattaforme di videoconferenza integrano oggi microfoni con beamforming, telecamere intelligenti e strumenti per il noise cancelling, rendendo più fluida la collaborazione.

Sempre più spesso offrono stack integrati che uniscono collaboration, sicurezza e strumenti di gestione, riducendo la complessità che grava sui partner. La disponibilità di API aperte e standard di interoperabilità è diventata fondamentale per favorire l’integrazione con calendari, sistemi MDM e strumenti di analytics.

La sicurezza è un’altra area di investimento massiccio. Il passaggio all’hybrid working ha reso obsolete le strategie di sicurezza basate su un perimetro aziendale ben definito. Le aziende ora devono affrontare una superficie di attacco molto più ampia e distribuita. Il modello di sicurezza si è spostato da un approccio basato sul perimetro a uno basato sull’identità, con l’adozione del modello Zero Trust: nessun utente o dispositivo può essere considerato attendibile per impostazione predefinita, indipendentemente dalla sua posizione. Ogni richiesta di accesso a una risorsa aziendale viene verificata e autorizzata solo dopo un’attenta analisi. Questo richiede l’implementazione di soluzioni come l’Autenticazione Multifattore (MFA), la Gestione degli Accessi Privilegiati (PAM) e la Micro-segmentazione della rete. Al tempo stesso, si sono evolute anche le tecnologie di protezione degli endpoint, con i tradizionali antivirus sostituiti da piattaforme di Endpoint Detection and Response (EDR) che monitorano e analizzano costantemente l’attività su un dispositivo, identificando comportamenti anomali che potrebbero indicare una minaccia.

Infine, un tema emergente è la gestione degli spazi di lavoro. Con i dipendenti che non sono più in ufficio a tempo pieno, le aziende devono ottimizzare l’uso degli ambienti. I vendor hanno sviluppato soluzioni per la prenotazione di scrivanie e sale riunioni, sensori IoT per monitorare l’occupazione degli spazi e piattaforme per l’analisi dei dati sull’utilizzo degli uffici.

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Il ruolo dell’AI per il lavoro ibrido

L’intelligenza artificiale è oggi una parte fondamentale delle soluzioni per affrontare la complessità dell’hybrid working. L’AI non sostituisce le persone, ma le potenzia, fornendo capacità di analisi e risposta che sarebbero impossibili da raggiungere manualmente. I sistemi di sicurezza basati sull’AI possono analizzare enormi volumi di dati di rete, individuando schemi e anomalie che indicano un potenziale attacco, offrendo un rilevamento delle minacce in tempo reale. Quando una minaccia viene rilevata, l’AI può avviare automaticamente protocolli di risposta predefiniti, automatizzando le risposte e riducendo drasticamente il tempo di reazione agli incidenti.

Utilizzando algoritmi di machine learning, l’AI può anche prevedere le future minacce analizzando i trend e i comportamenti degli aggressori, permettendo un’analisi predittiva per rafforzare proattivamente le difese. Inoltre, le piattaforme basate sull’AI aiutano i team IT a gestire la complessità del lavoro ibrido, automatizzando attività come la gestione delle patch e l’applicazione delle policy di sicurezza.

L’AI trasforma la sicurezza da una difesa reattiva a una strategia proattiva e predittiva, essenziale per proteggere un ambiente di lavoro sempre più distribuito.

Verso la costruzione di ecosistemi

I modelli di go-to-market si stanno spostando verso la costruzione di ecosistemi, nei quali i system integrator certificati collaborano nei processi di co-design e condividono i ricavi. Inoltre, le soluzioni vengono sempre più proposte in modalità as-a-service, spostando i costi su logiche di consumo e semplificando l’adozione. Per sostenere i partner, molti vendor stanno investendo in strumenti di deployment remoto e in piattaforme di osservabilità che consentono di misurare indicatori di qualità dell’esperienza.

Non mancano però le criticità. La tecnologia non basta a garantire il successo di un progetto di hybrid working: i veri ostacoli sono spesso culturali e organizzativi. Alcuni studi recenti segnalano un ritorno alla presenza più marcato in certi settori e la diffusione di politiche più rigide di ritorno in ufficio, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa. Questo impone ai system integrator di progettare soluzioni flessibili, capaci di adattarsi a nuove regole senza richiedere radicali cambiamenti infrastrutturali. Inoltre, la qualità dell’esperienza non è un dettaglio: audio o video scadenti hanno un impatto diretto sulla soddisfazione dei dipendenti e sulla capacità delle aziende di trattenere i talenti, rendendo necessario un monitoraggio continuo degli indicatori di user experience.

Un approccio di successo? È quello integrato

Le best practice più efficaci mostrano come l’approccio integrato faccia la differenza. I progetti pilota su popolazioni eterogenee permettono di raccogliere metriche chiare sull’impatto della tecnologia in termini di produttività e coinvolgimento. L’offerta differenziata per linee di business consente di evitare eccessi di complessità e di adattare le soluzioni a esigenze diverse. La formazione dei manager aiuta a spostare il focus dalla presenza all’output, mentre i contratti basati su SLA esperienziali consentono di legare il servizio a indicatori misurabili di qualità delle riunioni e delle interazioni digitali.

L’hybrid working richiede un business case chiaro, in cui i risparmi immobiliari e i benefici in termini di produttività e recruiting siano quantificabili. La scelta dei partner tecnologici deve privilegiare i system integrator con competenze cross-domain, capaci di integrare networking, cloud, sicurezza e soluzioni audiovisive. L’allineamento con vendor che dispongono di API solide e programmi di partnership ben strutturati facilita l’integrazione e riduce i rischi di lock-in. Misurare costantemente l’esperienza con strumenti di telemetry, e non solo la disponibilità delle piattaforme, diventa la base per prendere decisioni informate e per migliorare iterativamente il modello organizzativo.