Il fisco sta diventando digitale, infatti il 70% delle aziende italiane investe nella tassazione in cloud per efficienza, automazione e conformità.
Il fisco italiano si prepara a entrare nell’era digitale. Sempre più aziende guardano alle soluzioni cloud per la fiscalizzazione, puntando a efficienza, automazione e conformità normativa.
Il 2026 segnerà un punto di svolta per la fiscalità digitale in Italia. Con il Decreto legislativo 1/2024 (art. 24), che ha aperto la strada a soluzioni interamente software per la gestione dei corrispettivi, si avvierà una nuova fase nella digitalizzazione dei processi fiscali. Un’innovazione che si inserisce in un contesto già segnato dall’obbligo – previsto dalla Legge di Bilancio 2025 – di integrazione e ulteriore convergenza tra terminali di pagamento POS e registratori telematici dal 1° gennaio 2026. Spingendo verso una trasmissione sempre più automatica dei dati all’Agenzia delle Entrate.
Le nuove soluzioni legate al fisco
Lo stesso Provvedimento dell’Agenzia (Prot. n. 111204/2025 del 7 marzo 2025) ha definito le regole tecniche. Rendendo possibile, dal 1° gennaio 2026, scegliere soluzioni software certificate in alternativa ai sistemi hardware tradizionali.
Sette aziende su dieci stanno quindi investendo in soluzioni cloud per la fiscalizzazione o intendono farlo nel breve termine. Mentre il 60,5% riconosce in queste soluzioni un alleato strategico per l’efficienza e la conformità. Ma il mercato è frenato da una scarsa consapevolezza dei nuovi obblighi in arrivo. E da una ridotta conoscenza delle soluzioni disponibili.
Solo il 30% delle imprese, infatti, è adeguatamente informato sulla nuova normativa legata al fisco. E appena il 7% conosce bene le soluzioni cloud alternative agli hardware tradizionali. Mentre ben il 91% utilizza ancora esclusivamente i registratori di cassa telematici. Un gap informativo e di adozione che riguarda anche i fornitori di soluzioni per il punto cassa. Che solo in un caso su quattro propongono strumenti completamente cloud-based.
Sono alcuni dei risultati dell’Osservatorio Cloud e Corrispettivi di fiskaly realizzata in collaborazione con Format Research intervistando 500 tra fornitori di soluzioni per il punto cassa e tra grandi aziende. Ma anche PMI e microimprese nei settori retail, turismo e servizi alla persona
Cloud e nuovi obblighi con il fisco, 2 imprese su 3 poco informate
L’Osservatorio evidenzia due fronti distinti ma strettamente connessi di scarsa consapevolezza informativa. La normativa che prevede l’obbligo di collegamento tra POS e registratore di cassa telematico dal 1° gennaio 2026 introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 risulta poco conosciuta. Infatti circa due terzi delle imprese (66,7%) dichiarano di essere poco (39,5%) o per nulla (27,2%) informate riguardo al contenuto e alle tempistiche previste.
In questo scenario, a mostrare un livello di preparazione superiore sono le aziende di medie e grandi dimensioni. Attive nei settori Retail e Turismo e localizzate nel Nord Ovest e nel Centro Italia. Sono le più aggiornate sul piano regolatorio. Le più consapevoli delle nuove soluzioni cloud. E le più propense a investire in strumenti digitali per la fiscalizzazione.
Il quadro non migliora sul piano tecnologico. Il 69,9% delle aziende ammette di essere “poco” (46,3%) o “per nulla” (23,6%) informato sulla possibilità di trasmettere i corrispettivi telematici tramite soluzioni software, abbandonando il registratore di cassa fisico. Così come introdotto dal Decreto legislativo 1 2024 art.24. Solo il 30,1% si dichiara in grado di orientarsi tra le alternative disponibili. La conseguenza è una diffusa inerzia digitale, che ostacola l’evoluzione del sistema dei corrispettivi. E mantiene molte imprese ancorate a modelli ormai superati.
Le barriere che frenano il mercato
Il processo di digitalizzazione delle imprese italiane rimane disomogeneo. Solo il 12,9% si definisce completamente digitalizzato. Mentre il 63,4% utilizza strumenti digitali in modo parziale, senza un percorso strutturato verso il “full digital”.
Le principali criticità individuate dalle imprese riguardano i costi percepiti come elevati (83,1%). La complessità del cambiamento (76,1%). La carenza di competenze interne (74,3%). E la scarsa chiarezza normativa (71,6%). Questi dati non solo confermano la limitata consapevolezza normativa già emersa. Ma evidenziano anche una percezione distorta dei costi. Molte aziende non sono ancora pienamente informate sulle soluzioni cloud. Le quali invece permettono un risparmio fino al 50% rispetto ai sistemi tradizionali. In molti casi è ancora l’imprenditore a definire le strategie digitali e a scegliere i fornitori. Con un limitato coinvolgimento di manager o consulenti esterni.
Nonostante queste percezioni, le imprese riconoscono chiaramente i vantaggi della fiscalizzazione in cloud. Il 59,4% individua nella velocità e automazione dei processi il beneficio principale. Mentre oltre il 60% ne apprezza il ruolo nell’integrazione dei sistemi e nell’efficienza operativa. Tuttavia, senza un cambio di paradigma nella percezione dei costi, significativamente più bassi nel caso delle soluzioni cloud e nella gestione delle competenze, la transizione resta lenta e frammentata. E molte aziende continuano a navigare in una sorta di limbo digitale.
Provider di cassa: servono incentivi e chiarezza normativa sul cloud
Solo il 26,7% dei provider offre soluzioni di punto cassa completamente cloud-based, e la percentuale scende al 20% se si considerano le soluzioni fiscali, mentre la maggior parte continua a utilizzare sistemi tradizionali. I fornitori che hanno adottato il cloud segnalano tra i principali benefici aggiornamenti automatici (84,6% del campione), minore necessità di manutenzione hardware (76,9%) e costi di implementazione inferiori (46,2%), ma la transizione è rallentata da costi percepiti troppo elevati (43,3%), problemi di connettività (36,7%) la resistenza al cambiamento (30%).
Per oltre 8 fornitori su 10 il livello di consapevolezza delle imprese sulla conformità legata al fisco è medio-alta, ma dalla prospettiva delle aziende emerge un quadro molto diverso: solo il 30% si dichiara adeguatamente informato sui nuovi obblighi normativi. Solo il 21,7% dei fornitori, inoltre, ritiene adeguata l’attuale normativa. Per accelerare la fiscalizzazione in cloud, bisogna lavorare su incentivi fiscali e normativi (53,3%), formazione dei clienti finali (33,3%) e maggiore chiarezza normativa (26,7%). Quasi un terzo del campione ha già investito in soluzioni cloud per la trasmissione dei corrispettivi telematici e un ulteriore 10% ha in programma di farlo.
SIGN IT: la risposta di fiskaly ai limiti percepiti del cloud
Di fronte a un mercato interessato, ma frenato da incertezze normative e ostacoli concreti alla digitalizzazione, emerge la necessità di strumenti che non solo digitalizzino, ma guidino concretamente la transizione. È in questo contesto che fiskaly propone SIGN IT, pensata per superare i freni strutturali e trasformare l’adozione del cloud da sfida percepita a opportunità reale.
SIGN IT è una soluzione di fiscalizzazione in cloud che, tramite una semplice integrazione, rende qualsiasi dispositivo o software conforme e abilitato all’emissione a norma di scontrini, senza la necessità dei tradizionali registratori di cassa. Retailer, fintech e soluzioni software di gestione del punto cassa possono in questo modo gestire i corrispettivi in modo digitale, sicuro e conforme. L’architettura API-first permette un’integrazione rapida con i software già in uso, automatizzando l’intero processo e riducendo costi e complessità tecnica.
Per i fornitori di sistemi di cassa, SIGN IT rappresenta un modulo fiscale scalabile e sempre aggiornato, pronto all’uso, mentre per le fintech consente di offrire servizi end-to-end integrando incasso, rendicontazione e fiscalizzazione in un’unica interfaccia digitale. Anche per ristoratori, commercianti e catene retail, SIGN IT semplifica la gestione operativa, consente di centralizzare le informazioni fiscali di più sedi, accedere ai dati in tempo reale e uniformare i flussi contabili. Grazie all’eliminazione dei vincoli hardware, ogni punto vendita può trasmettere al fisco i corrispettivi con strumenti già disponibili, come tablet, smartphone o gestionali esistenti, garantendo maggiore flessibilità, efficienza e conformità normativa, anche per attività itineranti o stagionali.






