L’Osservatorio Bonfiglioli Consulting ha fotografato la trasformazione digitale dell’industria italiana, che è sì sostenibile, ma ancora poco digitalizzata.
L’Osservatorio Bonfiglioli Consulting analizza la trasformazione digitale dell’industria italiana, tra sostenibilità, innovazione e adozione di tecnologie come AI, cloud e sistemi ERP. Lo studio rivela un comparto produttivo in crescita. Ma ancora distante dalla piena maturità digitale.
È questa la fotografia del nuovo studio “What’s Next nelle Operations? Benchmarking Study” di Bonfiglioli Consulting, ricerca biennale che analizza lo stato di maturità dell’industria nazionale
in cinque aree chiave. Ovvero Operations, Supply Chain, Sostenibilità, Digitalizzazione e Risorse Umane. Per mappare la transizione verso la Smart Factory.
Lo studio sulla trasformazione digitale è stato presentato durante l’AI Operations Forum 2025, organizzato da Bonfiglioli Consulting e ospitato agli IBM Studios di Milano, con interventi di IBM Technology Italia, Automobili Lamborghini, Michelin, Oversonic e SCM Group. E contributi accademici di Francesco Ubertini (CINECA) e Alec
Ross, esperto internazionale di politiche tecnologiche.
L’indagine ha coinvolto oltre 100 aziende di 22 settori industriali. Con un campione composto per l’85% da figure C-level e per l’83% da imprese con oltre 100 dipendenti, prevalentemente B2B (87%).
I risultati evidenziano performance solide in ambito sostenibilità (89%) e operations (71%). Seguite da supply chain (67%) e risorse umane (58%). Mentre la digitalizzazione si conferma la dimensione con maggior potenziale di sviluppo (48%).
Trasformazione digitale: l’AI è ancora agli inizi
Lo studio di Bonfiglioli Consulting rileva un indice di maturità digitale del 48% per le industrie italiane. Tra le tecnologie più diffuse a livello industriale spiccano gli ERP (73%). Seguiti da CRM (34%), MES (32%), e cloud (25%). Rimangono marginali i digital twin (9%), la robotica avanzata (12%) e la realtà aumentata e virtuale (22%).
Ma quanto si percepiscono digitalizzate le imprese? Analizzando la percezione dei C-Level, il 53% del campione dichiara un livello basso di digitalizzazione. Il 33% indica un buon livello. Il 10% un livello alto e appena il 4% un livello molto elevato.
L’adozione dell’intelligenza artificiale resta limitata. Il 55% delle aziende non l’ha ancora implementata. Il 34% l’ha avviata e solo il 3% la utilizza in modo consolidato o in costante miglioramento.
Per la Generative AI, la penetrazione è ancora più bassa. Solo il 9% l’ha integrata nei processi quotidiani. Mentre il 32% la sta testando o pianificando. Gli agenti AI compaiono in fase pilota nel 12% delle imprese. Soprattutto in ambiti come customer service, sales&marketing e R&D.
Le principali barriere all’adozione riguardano la mancanza di competenze interne (42%). La qualità dei dati (40,4%) e l’integrazione con i sistemi esistenti (38,4%). Mentre solo l’11,5% indica i costi come principale ostacolo.
Nel manifatturiero, l’AI trova applicazione soprattutto in dashboard operative intelligenti (15,4%).
Manualistica tecnica (13,4%), formazione HR (11,5%) e ottimizzazione produttiva (9,6%).
Sul fronte degli investimenti, la maggioranza delle aziende (72%) destina tra l’1% e il 5% del fatturato alla digitalizzazione. Un ulteriore 21% investe tra il 5% e il 10%, mentre solo il 2% supera questa soglia. Il 5% del campione, invece, non ha ancora avviato investimenti in quest’area.
Sostenibilità: da obbligo normativo a leva competitiva
La sostenibilità si attesta come un ulteriore elemento strategico dell’industria italiana, con un livello medio di maturità dell’89%. Il 74% delle imprese fino al 5% del fatturato a iniziative sostenibili. Il 19% investe fino al 30% e solo il 7% non ha ancora investito in programmi strutturati. Per oltre il 35% ci sarà un aumento nei prossimi anni. A motivare gli investimenti sono soprattutto la compliance normativa (38%), la riduzione dei costi (34%) e il miglioramento della reputazione aziendale (28%).
Operations: visione di lungo periodo e miglioramento continuo
I processi industriali italiani, incluse le fasi di procurement, logistica inbound e outbound e produzione, mostrano una buona maturità operativa (71%). E una chiara visione strategica. Il 62% delle aziende dichiara di avere un programma di Eccellenza Operativa. E il 75% pianifica su orizzonti superiori ai tre anni.
Gli obiettivi prioritari sono: differenziare in termini di innovazione di prodotto, servizi e qualità (88%). Ottimizzare i processi per ridurre i costi di prodotto (83%). E accelerare il Time-to-market (72%).
Circa il 33% delle aziende utilizza strumenti di miglioramento continuo in modo strutturato. I clienti sono coinvolti in questo processo per oltre l’83% degli intervistati. E per i fornitori qualità e livello di servizio sono i parametri più importanti.
Risorse Umane: formazione e talent retention trainano la competitività
Le HR si confermano un pilastro strategico della trasformazione industriale. Con un livello medio di maturità del 58% e una tendenza in crescita.
Nel 2025, il 92% delle imprese ha investito meno del 5% del fatturato in formazione. Il 6% tra 5% e 10%, e solo il 2% non ha investito. Tuttavia, il 33% prevede di aumentare i budget destinati alla formazione nel prossimo anno.
I programmi formativi si concentrano su competenze tecniche (88%), soft skills (77%), sostenibilità (63%) e nuove tecnologie (63%). Con un focus crescente su intelligenza artificiale (40%).
Per trattenere i talenti, le aziende puntano su:
- Ambiente di lavoro stimolante (78%)
- Percorsi di crescita e sviluppo professionale (66%)
- Work-life balance (58%)
- Retribuzione competitiva (47%)






