
Secondo Azzurra Gullotta, Sales Manager di Achilles per Italia e Spagna, la giusta rendicontazione delle supply chain aumenta la trasparenza e riduce i rischi.
La reportistica sulla supply chain è ormai diventata essenziale per le aziende che operano in contesti di mercato sempre più complessi e dinamici. Le normative in continua evoluzione, le crescenti aspettative degli investitori e i requisiti legati agli standard ESG richiedono dati accurati, aggiornati e completi. Nonostante ciò, molte organizzazioni si trovano bloccate a causa di quattro convinzioni errate particolarmente diffuse, che rallentano l’adozione di pratiche di rendicontazione efficaci.
I 4 falsi miti sulla rendicontazione delle supply chain
1. Il procurement agisce separatamente dal reporting ESG
I team di approvvigionamento giocano un ruolo cruciale nella qualità e affidabilità dei dati utilizzati per la rendicontazione ESG. Le informazioni raccolte durante la fase di selezione dei fornitori e nella gestione quotidiana dei contratti costituiscono la base delle principali metriche di sostenibilità. Deloitte evidenzia quanto sia fondamentale il coordinamento tra acquisti, finanza e IT. Per rispondere ai crescenti requisiti di reportistica.
Quando i criteri ESG vengono integrati nei processi di procurement, le aziende ottengono dati più completi e aggiornati lungo tutta la supply chain. Riuscendo così a rispettare con maggiore facilità le scadenze di rendicontazione. Questa integrazione non solo migliora la qualità dei report, ma favorisce anche obiettivi più ampi. Come la riduzione dei rischi e una maggiore trasparenza sull’intera catena di approvvigionamento.
2. I software di sostenibilità garantiscono automaticamente dati accurati
L’adozione di strumenti di reporting ESG e piattaforme dedicate alla sostenibilità è in costante crescita. Tuttavia, possedere questi strumenti non assicura da sola una rendicontazione affidabile. Il loro reale valore emerge solo quando sono integrati in modo efficace nei processi di gestione degli acquisti e della supply chain.
Un’indagine di Reuters Events del 2024 ha evidenziato che molte aziende, pur investendo in soluzioni ESG, incontrano ancora difficoltà nell’efficienza e nella facilità d’uso dei sistemi. Per ottenere risultati concreti, è fondamentale che questi strumenti siano allineati ai processi di raccolta dati nel procurement. L’inserimento dei fornitori, la gestione dei contratti e le valutazioni delle performance devono fluire direttamente nel sistema. Riducendo attività manuali e aumentando l’accuratezza dei report lungo tutta la catena di fornitura.
3. Non dare per scontato che i dati della supply chain siano subito disponibili
Pensare che le informazioni sui fornitori siano automaticamente complete e pronte per la rendicontazione è un errore comune. Secondo una ricerca di McKinsey, soltanto il 2% delle aziende ha visibilità sull’intera catena di fornitura oltre il secondo livello. Il che rende frequenti i cosiddetti “punti ciechi” e aumenta i rischi operativi.
Per questo motivo, è fondamentale implementare processi strutturati di gestione dei dati della supply chain. Ciò include definire requisiti chiari per i fornitori. Monitorare regolarmente la consegna delle informazioni e verificare la loro accuratezza prima di utilizzarle per report ESG o per l’analisi delle performance aziendali. Solo così si può contare su dati affidabili e tempestivi, riducendo errori e sorprese.
4. Le analisi della supply chain servono solo a monitorare le prestazioni operative
Tradizionalmente, le analisi della supply chain vengono associate principalmente alla gestione dei costi e all’efficienza nelle consegne. Oggi, però, il loro ambito si sta ampliando. Sempre più aziende le utilizzano per controllare la conformità ESG. Misurare le emissioni di carbonio e garantire pratiche di approvvigionamento etico.
Gli strumenti di analisi avanzati permettono di collegare la visibilità della catena di fornitura con indicatori di performance ambientale e sociale. Offrendo un quadro completo dell’impatto dei fornitori. Integrando questi analytics con i sistemi di rendicontazione della sostenibilità, i team possono individuare fornitori con prestazioni insufficienti. Anticipare potenziali rischi e documentare in modo concreto i progressi verso gli obiettivi ESG.
Perché sfatare questi miti
Garantire una rendicontazione chiara e affidabile non significa solo rispettare obblighi normativi. È uno strumento strategico per migliorare le decisioni aziendali. Rafforzare la resilienza della supply chain. E sostenere impegni concreti verso un business responsabile. Avere una visibilità completa e accurata lungo tutta la catena riduce il rischio di interruzioni. Consolida i rapporti con gli stakeholder. Facilita il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità su scala globale.
Affrontare e superare queste convinzioni permette alle aziende di ottenere report più precisi, ridurre il rischio di non conformità e accrescere la fiducia di investitori, clienti e partner. Nel contesto del Regno Unito, questo assume un’importanza particolare a fronte di requisiti più stringenti come quelli previsti dal SECR. Dalle linee guida della Task Force on Climate-relatedFinancial Disclosures (TCFD). E dalle nuove disposizioni del Procurement Act 2023.
Una solida visibilità della supply chain, quindi, non solo facilita la conformità normativa. Ma aumenta la resilienza operativa, mitiga rischi ambientali e sociali e permette alle organizzazioni di rispettare pienamente i propri impegni di sostenibilità.
Come migliorare la rendicontazione della supply chain
- Valutare i dati esistenti. Analizzare le informazioni sui fornitori, individuare eventuali lacune e identificare i dati essenziali per report affidabili, gestione del rischio e conformità.
- Integrare gli strumenti nei processi di approvvigionamento. Collegare i software di rendicontazione ESG direttamente ai processi di procurement e ai database dei fornitori per garantire flussi di dati automatici e accurati.
- Definire aspettative chiare per i fornitori. Comunicare fin dall’inizio requisiti, scadenze e processi di verifica, assicurando informazioni complete e affidabili.
- Sfruttare l’analitica. Utilizzare i dati della supply chain per monitorare prestazioni operative ed ESG, ottenendo insight utili per decisioni tempestive e informate.
- Favorire la collaborazione tra dipartimenti. Coordinare approvvigionamento, sostenibilità, conformità e IT per mantenere una fonte unica e affidabile di dati, evitando silos informativi.
Gli strumenti da utilizzare
La gestione della supply chain sta evolvendo verso approcci data-driven e contactless per monitorare continuamente i rischi ESG lungo l’intera rete di fornitori. Questi strumenti permettono di analizzare rapidamente anche fornitori marginali. Evidenziando così criticità nascoste e guidando le risorse dove servono di più, senza richiedere il coinvolgimento diretto dei fornitori.
Grazie a modelli predittivi basati sui dati, è possibile identificare in anticipo i fornitori più a rischio. Stabilire priorità per approfondimenti e intervenire tempestivamente, anche prima dell’onboarding. I vantaggi principali includono analisi automatizzate su larga scala, monitoraggio dinamico delle performance e supporto alla trasparenza grazie a percorsi di miglioramento chiari.
Sfruttando dati pubblici e monitoraggio continuo, queste soluzioni offrono punteggi ESG aggiornati, garantendo una visibilità costante e riducendo al minimo lo sforzo operativo.