Adozione dell’AI: per Red Hat le aziende italiane sono pronte

Addirittura per il 76% degli intervistati, l’Italia potrebbe diventare una potenza globale dell’AI entro tre anni.

digitalizzazione red hat

Secondo i dati del sondaggio Red Hat,  le aziende italiane sono pronte per l’adozione dell’AI, anche se ci sono lacune di competenze, costi elevati e “shadow AI”. I risultati inoltre evidenziano quanto l’intelligenza artificiale sia rilevante nelle strategie IT delle organizzazioni italiane. Poi rivelano che le organizzazioni del nostro Paese prevedono di aumentare gli investimenti in AI in media del 35% entro il 2026. Alla domanda sulla strategia IT della propria organizzazione per i prossimi 18 mesi, l’AI occupa il terzo posto per gli intervistati italiani. Con il 41% delle risposte, immediatamente dietro sovranità (45%) e ottimizzazione di costi (43%).

Red Hat e l’adozione dell’AI: l’opinione delle aziende

Tuttavia, l’86% delle realtà intervistate riferisce di non aver ancora generato valore per i clienti dai propri investimenti in AI. Per superare queste sfide e contribuire a trasformare le ambizioni in realtà, le aziende stanno adottando l’open source in tutte le aree della strategia IT. Il sondaggio mostra che il software open source aziendale è considerato importante per la strategia AI dal 70% degli intervistati. Un dato di poco inferiore rispetto agli ambiti di sicurezza (77%), cloud ibrido e multi-cloud (76%) e sovranità (73%).

Intelligenza artificiale: un lavoro in corso

La priorità principale per gli intervistati italiani è il riallineamento della strategia cloud per l’AI (56%). Seguita dall’ottimizzazione dei costi (55%) e dalla necessità di garantire una strategia AI trasparente e aperta (52%). Seguono a ruota sovranità dell’AI (51%) e sicurezza (50%). Mantenere e sviluppare i talenti giusti rimane una sfida, con le competenze personali e umane indicate come l’aspetto più urgente da affrontare per il 49% degli intervistati italiani. Seguite da competenze di sicurezza (43%), strategiche e di business (41%).

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Le competenze necessarie per ldozione dell’AI

Le competenze in materia di intelligenza artificiale seguono da vicino, con il 40%. In questo specifico ambito, la priorità principale è rappresentata dall’educazione del business all’uso dell’AI e dal collegamento dell’AI ai dati aziendali. La totalità degli intervistati italiani riscontra barriere all’adozione dell’AI, legate alla mancanza di un chiaro valore aziendale o ROI (31%). Oltre alla disponibilità di infrastruttura o risorse insufficienti (31%) e alla persistenza di un isolamento tra dipartimenti di AI e IT (29%). Il 93% degli intervistati riferisce di riscontrare un problema di “shadow AI” – ovvero, di uso non autorizzato di strumenti di AI da parte dei dipendenti.

Fiducia frenata dalla complessità: il ruolo fondamentale dell’open source

La fiducia nel potenziale dell’Italia sullo scenario mondiale dell’AI è relativamente alta. Il 76% degli intervistati concorda sul fatto che il nostro Paese ne sia già una potenza globale. Oppure abbia il potenziale per diventarlo entro tre anni. Si tratta però di un dato inferiore rispetto a molte altre nazioni europee. Tra i motivi principali che limitano l’ascesa dell’Italia alla preminenza dell’AI, gli intervistati citano l’assenza di giuste politiche e strategie governative (50%). Inoltre la mancanza di finanziamenti pubblici sufficienti (48%) e una generale carenza di talenti (42%).

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Il ruolo del cloud

Il cloud continua a occupare un posto di rilievo nelle priorità IT. Con l’AI che aggiunge complessità e carichi di lavoro che necessitano di essere allineati alle strategie cloud in evoluzione. Le barriere all’adozione del cloud persistono. Tra queste, gli intervistati indicano silos interni (41%), resistenza dei dipendenti al cambiamento (40%) e scarsa chiarezza del ROI (38%). Approfondendo il tema della sovranità del cloud per i prossimi 18 mesi, gli intervistati italiani danno priorità alla trasparenza e verificabilità (58%). Poi alla sicurezza della supply chain del software (57%) e alla continuità di servizio e supporto (47%).

Il divario tra ambizione e realtà

intelligenza artificiale

Rodolfo Falcone, Country Manager Italia, Red Hat
I risultati del sondaggio di quest’anno in Italia mostrano il divario ancora esistente tra ambizione e realtà. Le aziende stanno investendo in modo sostanziale nell’intelligenza artificiale. Ma solo poche stanno attualmente generando valore per i propri clienti. Nel passaggio dalla sperimentazione alla produzione sostenibile, le competenze di business e l’integrazione con i sistemi aziendali devono essere chiare e definite per poter effettivamente spianare la strada al raggiungimento di valore dall’AI.

Se la ‘shadow AI’ pone rischi di fughe di dati e mancata conformità, indica però anche che i dipendenti sono desiderosi di innovare. Guardando a come usano l’AI, i leader aziendali possono capire dove servono nuove funzionalità o maggiore educazione sulle capacità esistenti. L’utilizzo di software open source e gli standard comuni rappresentano un punto di forza per incrementare la collaborazione e la condivisione delle migliori pratiche e favorire maggiore flessibilità. L’open source continuerà quindi a rivestire un ruolo di primo piano per rendere gli investimenti in AI e cloud ibrido più efficienti e sostenibili.

I dati sull’adozione dell’AI: sovranità al primo posto

Hans Roth, Senior Vice President & General Manager EMEA, Red Hat
Le organizzazioni desiderano un maggiore controllo operativo e resilienza IT per adattarsi ad un mondo in costante rivoluzione. I risultati del sondaggio, così come le conversazioni quotidiane con i nostri clienti, mettono la sovranità al primo posto. Questo sia per la strategia cloud delle aziende che per le opportunità emergenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale.

L’open source è centrale in questo cambiamento in quanto fornisce alle aziende la trasparenza e la flessibilità per innovare rapidamente senza compromessi. Red Hat aiuta le aziende a mantenere la libertà di scelta su dove conservare i propri dati, su come gestire la propria infrastruttura e con chi collaborare. La sovranità e la resilienza derivano dagli ecosistemi, non dai silos. La missione di Red Hat è quella di abilitare qualsiasi modello, qualsiasi acceleratore e qualsiasi cloud, ponendo la fiducia al centro.