Mercati e dazi: cosa succederà in Europa nei prossimi mesi

Quale saranno le ricadute vere e reali sul mercato azionario a causa dell’approccio di Trump.

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Mercati e dazi. Quali ricadute ci saranno allo scadere dei 90 giorni concessi da Trump secondo Robert Schramm-Fuchs, portfolio manager di Janus Henderson.

Proprio quando sembrava che maggio sarebbe stato un mese relativamente tranquillo, il presidente Trump ha lanciato una bomba con la proposta di dazi del 50% sulle importazioni dall’Unione Europea verso gli Stati Uniti a partire dal 1° giugno. Di conseguenza, la scadenza di 90 giorni per una sospensione dei dazi, che sarebbe stata il 9 luglio, è respinta. Probabilmente seguiranno a breve riunioni di emergenza a livello UE per determinare come procedere da questo punto in poi.

Notizie molto negative

Sapevamo che ci sarebbero stati periodi con notizie negative come quelle di questi giorni, ma allo stesso tempo non bisogna essere eccessivi nelle valutazioni. I mercati dovrebbero rimanere molto volatili, dato che le questioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa sono complesse. Inoltre riguardano questioni difficili da risolvere, tra cui barriere non tariffarie come la regolamentazione e l’IVA.

La questione mercati e dazi

I sostenitori della linea dura nell’UE potrebbero anche riaprire il dibattito su possibili proposte di ritorsione. Ad esempio come l’escalation dei dazi di ritorsione o addirittura l’introduzione di dazi sui servizi (digitali). Limitando l’accesso delle aziende statunitensi ai mercati dei servizi finanziari e agli appalti pubblici dell’UE. Tutte misure discusse subito dopo l’annuncio del “giorno della liberazione”. Come allora, prevediamo che gli estremisti dell’UE saranno rapidamente messi da parte dalle menti più lucide, soprattutto ora che il nuovo governo tedesco è entrato in carica.

Valutare la reazione dei mercati

I mercati azionari europei potrebbero rapidamente reagire scontando nuovamente una maggiore probabilità di recessione, anche se non con la stessa intensità estrema registrata all’inizio di aprile. Lo diciamo alla luce della forte ripresa dei prezzi delle azioni dai minimi di aprile, che ha portato ad esempio l’indice tedesco DAX a nuovi massimi storici. Anche se l’EuroStoxx50 e altri indici di riferimento nazionali non hanno raggiunto livelli altrettanto elevati.

Dopo il momento iniziale di panico, nuovi flussi di investitori sono affluiti in Europa, anche se nel complesso rimangono a livelli bassi. Il mercato azionario potrebbe reagire con maggiore calma a questo nuovo episodio protezionista, date le esperienze maturate finora nel periodo Trump 2.0. Tutte svolte secondo lo schema delle richieste massimaliste iniziali degli Stati Uniti. Seguite da un apparente passo indietro e da negoziati bilaterali con alcuni aggiornamenti intermedi.

Ci vuole calma su mercati e dazi

Ribadiamo che l’Europa farebbe bene a rendersi conto che anche lei è vittima del vecchio sistema commerciale. Anche l’Europa registra un deficit commerciale con la Cina pari a diverse centinaia di miliardi di euro all’anno. Persino la Germania, ex campione mondiale delle esportazioni, negli ultimi quattro anni è passata da una situazione di sostanziale equilibrio a un deficit commerciale con la Cina.

La concorrenza

Anche l’Europa ha assistito a una rapida deindustrializzazione. La nostra base manifatturiera e i nostri vantaggi in termini di proprietà intellettuale vengono sempre più trasferiti alla Cina. Quest’ultima continua a sovvenzionare in modo aggressivo le industrie per raggiungere una scala e una base di costo dominanti, per poi esportare la sua sovraccapacità ed eliminare la concorrenza occidentale residua. Anche questa non è una base sostenibile per l’Europa.

L’Organizzazione mondiale del commercio

L’Organizzazione mondiale del commercio è superata. Sono necessari nuovi accordi commerciali – non vale la pena difendere quelli vecchi e ormai obsoleti. Inoltre occorre agire rapidamente perché (a) l’Europa non ha attualmente alcuna difesa contro una potenziale ondata di esportazioni cinesi dirottate che non hanno più gli Stati Uniti come sbocco. Inoltre (b) qualsiasi accordo commerciale con gli Stati Uniti avrà molte più probabilità di essere reciprocamente vantaggioso se include una linea comune contro la Cina.

Al di là commercio, mercati e dazi

È improbabile che i negoziati tra Stati Uniti e Unione Europea riguardino semplicemente i dazi e il commercio. È più probabile che si tratti di un dialogo macroeconomico e geopolitico di ampia portata. La spesa per la difesa, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, il persistente surplus delle partite correnti dell’UE dalla crisi dell’eurozona di oltre un decennio fa. Poi il tasso di cambio euro-dollaro, lo status del dollaro statunitense come valuta di riserva, le sanzioni alla Russia e il sostegno all’Ucraina, ecc. dovrebbero essere tutti oggetto di negoziazione.

Qual è il problema

Il problema potrebbe forse essere la vasta diffusione delle responsabilità settoriali dell’UE. Il commissario europeo al Commercio, da solo, pare avere un mandato limitato nei negoziati finora. Probabilmente sarebbe necessario coinvolgere nei negoziati anche altri commissari. Ad esempio quelli responsabili per l’economia, gli affari esteri, la difesa, i servizi finanziari e, di fatto, il presidente della Commissione europea. È del tutto possibile che il team statunitense si sia stancato dell’approccio ristretto dell’Unione europea ai negoziati commerciali. Esso ha spinto oggi il presidente Trump a ricordare agli europei della presenza “pistola carica sul tavolo”, come ama definire i dazi il segretario Bessent.

Mercati e dazi: cosa succederà in Europa nei prossimi mesi. Conclusione

Raggiungere accordi nei negoziati tra Stati Uniti e UE è complesso e richiederà tempo e probabilmente un nuovo approccio dell’UE con un mandato più ampio per i negoziatori. Detto questo, riteniamo che gli interessi strategici degli Stati Uniti e dell’Europa siano ragionevolmente ben allineati. Restiamo ottimisti sul fatto che alla fine si raggiungerà un accordo.

Inoltre, a nostro avviso, i mercati sono ormai più abituati alla volatilità indotta dai titoli dei giornali sul commercio. Pertanto, una correzione dei mercati azionari europei è del tutto possibile, ma ci sembra improbabile che i mercati azionari europei tornino ai minimi di aprile.