Red Hat spiega i container, ce n’è uno per ogni business

I container sono pratiche unità di software che portano il codice applicativo tra ambienti di elaborazione.

Red Hat spiega i container

Anthony Kesterton, principal solution architect di Red Hat, ci spiega come scegliere la piattaforma container giusta per il ogni business aziendale.

CIO, enterprise architect e team DevOps sanno che le piattaforme container sono diventate una necessità per le aziende dinamiche alla ricerca di portabilità tra molteplici ambienti. E se non hanno già iniziato a implementarli, stanno sicuramente pensando di farlo. Se invece sono già in essere, il loro uso aumenterà. In un recente sondaggio Enterprise Open Source, il 67% degli intervistati ha dichiarato che incrementerà l’impiego di container nel prossimo anno.

I container sono pratiche unità di software che portano il codice applicativo tra ambienti di elaborazione, dallo sviluppo alla produzione. Questo, su macchine bare metal o virtuali; on premise o nel cloud. I container rendono l’application delivery più veloce perché semplificano la collaborazione tra i team di sviluppo e operation. I container sono utili in differenti modalità.

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Il team ops può fornire immagini container base con contenuti e setting corretti (compresi quelli di sicurezza). Analogamente, gli sviluppatori possono essere certi che il loro codice applicativo così attentamente creato e testato sia esattamente ciò che viene utilizzato in produzione. Integrando test e sicurezza nella container pipeline, questi ultimi sono affidabili, scalabili e fidati.

Dal punto di vista dell’infrastruttura, uno degli aspetti più interessanti della tecnologia container è il miglioramento che si può ottenere in termini di utilizzo delle macchine. Se una macchina fisica supporta 10 VM, un workload containerizzato potrebbe supportare 100 container sulla stessa piattaforma. Questo avanzamento nell’utilizzo delle machine può sostenere gli sforzi di containerizzazione di un’azienda semplicemente con i risparmi sull’hardware.

Funzionalità essenziali
Le piattaforme container – la maggior parte delle quali oggi basate su Kubernetes – possono causare disagi alle tipiche attività “business-as-usual” del dipartimento IT. Non tutti quelli che si occupano di infrastruttura, operation, sicurezza o sviluppo hanno esperienza con la tecnologia container. Il compito di migrare applicazioni legacy o esistenti non è insignificante. Ricordiamo che i leader IT sono comunque responsabili di performance, stabilità, sicurezza e affidabilità delle applicazioni nei confronti del business.

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Red Hat spiega i container, ce n’è uno per ogni business

In primis, è importante capire che, anche se Kubernetes è molto diffuso come piattaforma container core, non è l’unico componente necessario. È quindi necessario esaminare l’intera piattaforma container per evitare il vendor lock-in.

Considerando il tasso di evoluzione della tecnologia odierna, è fondamentale garantire che la piattaforma non stagni divenendo così fonte di debito tecnico. È possibile infatti soddisfare sia sviluppatori che operation selezionando una piattaforma container capace di aggiornare l’intero stack.

Cercate una piattaforma che offra la configurazione di sicurezza adeguata come default. Non sottovalutate la potenza delle funzionalità di sicurezza esistenti nel sistema operativo e nell’infrastruttura. Assicuratevi che l’integrazione di queste funzionalità di sicurezza sottostanti siano correttamente integrate nella piattaforma container.

Bilanciare esigenze di sviluppo e operative
Il proverbio dice che l’azienda ha bisogno di ordine per sopravvivere e di disordine per evolvere. Nel mondo DevOps questo non potrebbe essere più vero. Il reparto operation deve essere fluido, efficiente e ordinato.
Una piattaforma container deve essere estremamente sicura affinché le attività possano essere svolte ai massimi livelli di prestazioni. D’altro canto, affinché il business possa continuamente spostare i limiti di eccellenza e innovazione, le configurazioni software non devono essere limitate o restrittive. Con questa esigenza di equilibrio in mente, i responsabili IT cercheranno l’opportunità di innovare.

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La comunità open source: molte mani per un risultato di qualità
Una delle scelte fondamentali è se optare per una piattaforma container completamente open source o significativamente chiusa. I progetti open source (di cui Kubernetes è uno) sono una fonte di innovazione oltre che di affidabilità e sicurezza.
Una community che collabora a un progetto open source significa che il livello di sicurezza e testing, il tasso di miglioramento e di risoluzione dei difetti vanno ben oltre quelli di un prodotto chiuso. Il coinvolgimento attivo di individui, utenti finali, organizzazioni e vendor garantisce che i problemi vengano individuati e risolti più rapidamente.

Bisogna poi considerare anche l’esperienza del vendor. Se l’azienda lavora con una vasta gamma di clienti, se ha esperienza in diversi ambienti normativi o altre restrizioni, è molto più probabile che sia in grado di risolvere i problemi che potreste incontrare.

Aggiungi al carrello
Scegliere una piattaforma container è come comprare un mobile all’IKEA. Ciascuna delle molteplici opzioni e alternative offre una funzione o forma diverse, e una potrebbe essere più adatta per un’azienda che per un’altra. Ciò che conta per ogni impresa è che la piattaforma sia integrata, sicura, aggiornata regolarmente e configurabile, adatta al business. Ciò, senza compromettere le funzionalità operative o la sicurezza. Prendere in considerazione le caratteristiche sopra elencate vi aiuterà a fare la scelta giusta. Buon lavoro!