La Tari sempre più cara strozza le città. In otto anni crescita a due cifre

Le aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo, segna, rispetto al 2017, un aumento del 5,1%.

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Tari sempre più cara, in otto anni una crescita a due cifre. E’ la denuncia che parte da dati Confcommercio e avvalorata da Aires.

Insomma, una situazione che, secondo le associazioni, deve essere presa in carica.

Andrea Scozzoli, Presidente Aires Necessario e impellente rivedere il sistema di prelievo della tassa affinché rispecchi correttamente la reale produzione di rifiuti.

Inoltre deve essere riconosciuto il ruolo fondamentale, e molto oneroso, dei Rivenditori di Prodotti Elettronici nella raccolta e nel corretto recupero dei RAEE.

Non meno importante, infine, la differenza di trattamento tra le aziende «fisiche» e i «pure player», che non pagano per nulla la Tari.

La Tari sempre più cara strozza le città. In otto anni crescita a due cifre

Andrea Scozzoli, Presidente della Aires, l’Associazione che riunisce le principali aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo, continua Secondo i dati raccolti dal portale Confcommercio http://www.osservatoriotasselocali.it la tassa sui rifiuti continua a crescere. Si parla di un +76% in otto anni, corrispondente a un incremento di +4,1 miliardi di euro. L’ammontare complessivo della Tari per il 2018 si attesta su 9,5 miliardi di euro.

La Tari sempre più cara strozza le città. In otto anni crescita a due cifre

Il comparto delle aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo, segna, rispetto al 2017, un preoccupante aumento del 5,1%, con un costo al metro quadro di 5,9 euro. La regione nella quale la nostra categoria merceologica registra una crescita maggiore è l’Umbria, con una tariffa al mq di 9,63 euro.

L’Aires condivide le preoccupazioni di Confcommercio.

Questa Tari rischia di frenare pesantemente la crescita delle imprese. Inaccettabile il gap tra i costi del servizio Tari e i fabbisogni standard definiti sul sito OpenCivitas, sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle amministrazioni locali. Lo scostamento è quantificabile in 438.907.201 euro. Appare evidente e improrogabile la necessità di una profonda revisione dell’intero sistema. Questo deve rispettare il principio europeo chi inquina paga e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario. Tutto questo al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni per le aree che di fatto non producono rifiuto e sulle quali invece continua a essere calcolata integralmente la tassa.

La Tari sempre più cara strozza le città. In otto anni crescita a due cifre

Inoltre, deve essere riconosciuto il ruolo dei Rivenditori di Prodotti Elettronici nella raccolta e nel corretto recupero dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).

Infine Aires sottolinea un’altra grave stortura relativa al tema Tari, che genera di fatto concorrenza sleale. Le aziende pure player che cioè operano sul web senza negozi sul territorio, magari con un piccolo magazzino, che svolgono la stessa attività (e quindi producono le stesse quantità di rifiuti), non pagano nulla di Tari. A nostro avviso, continua Aires, è necessario tenere in considerazione anche questi operatori. Inoltre, suggerisce di prevedere un’imposta perequativa che prescinda dai mq occupati, ma risponda al principio di chi inquina paga.